La Resilienza Fisiologica: Un Nuovo Pilastro nella Performance di Resistenza
Nell'ambito delle discipline sportive di resistenza, come il ciclismo e la maratona, l'analisi fisiologica delle prestazioni ha sempre avuto come focus tre parametri fondamentali:
il massimo consumo di ossigeno (VO₂ max)
l'efficienza economica dell'esercizio
la capacità di sostenere un elevato sforzo submassimale, strettamente legato alla soglia del lattato
Tuttavia, negli ultimi anni la ricerca scientifica ha evidenziato che questi tre elementi non sono statici durante la competizione, ma subiscono un deterioramento progressivo man mano che lo sforzo si prolunga. Questo fenomeno, noto come "resilienza fisiologica", potrebbe essere cruciale per comprendere meglio la variabilità delle prestazioni tra atleti.
La Dinamica della Fatica: Un Nuovo Orizzonte di Studio
È ormai ampiamente riconosciuto che la performance di resistenza non dipende esclusivamente dai valori iniziali di VO₂ max o dalla soglia del lattato, ma anche dalla capacità di un atleta di mantenere tali parametri nel tempo. Ad esempio, studi recenti hanno dimostrato che la "Critical Power" (CP), definita come il massimo tasso di produzione di energia che può essere sostenuto in modo stabile nel tempo, può diminuire di circa il 10% dopo due ore di esercizio ciclico ad alta intensità (Clark et al., 2019). Questo declino, sebbene medio, varia notevolmente tra individui, con alcune persone che mostrano una riduzione minima (<1%), mentre altre possono sperimentare un calo di oltre il 30%!
Questo porta a una domanda fondamentale:
quali sono i meccanismi alla base di questa "resilienza fisiologica"?
Si tratta di una variabile che sembra influire in modo significativo sulle prestazioni complessive in eventi di lunga durata, eppure le sue cause non sono ancora del tutto comprese. La variabilità interindividuale suggerisce che esistono fattori intrinseci che possono rendere un atleta più o meno resistente agli effetti della fatica.
Il Modello Joyner e la Quarta Dimensione
Il modello fisiologico classico della prestazione di resistenza, proposto da Joyner (1991), ha messo in evidenza i tre principali determinanti della performance: VO₂ max, economia dell'esercizio e soglia del lattato. Tuttavia, il crescente corpo di ricerche sta portando a una revisione di questo modello, suggerendo che la resilienza fisiologica dovrebbe essere considerata una quarta dimensione della performance. Studi come quelli di Clark et al. (2019) e Stevenson et al. (2022) sottolineano l'importanza di integrare questa variabile nei modelli predittivi delle prestazioni sportive, poiché rappresenta un elemento chiave nella capacità di mantenere alte prestazioni durante competizioni di lunga durata.
Joyner stesso aveva ipotizzato che l'efficienza energetica potesse diminuire con il progredire dell'esercizio, ma solo negli ultimi anni la ricerca ha confermato quanto questo fenomeno sia rilevante, soprattutto per gare di resistenza come la maratona o competizioni ciclistiche di durata. La resilienza fisiologica, quindi, si configura come un importante fattore indipendente nella determinazione delle prestazioni finali.
Implicazioni per l'Allenamento e la Valutazione degli Atleti
Le implicazioni pratiche di questo nuovo approccio sono numerose. In primo luogo, la resilienza potrebbe diventare un parametro fondamentale nella valutazione fisiologica degli atleti. Finora, i test si sono concentrati principalmente sulle condizioni di riposo o sulle prestazioni massimali a inizio esercizio. Tuttavia, includere test che tengano conto della resistenza alla fatica e del deterioramento delle capacità aerobiche potrebbe fornire una fotografia più accurata del potenziale di un atleta.
Inoltre, i programmi di allenamento potrebbero essere adattati per migliorare non solo la capacità massimale, ma anche la resilienza fisiologica. Interventi mirati che simulano condizioni di affaticamento prolungato, come sessioni di allenamento di lunga durata a intensità submassimale, potrebbero contribuire a mantenere più stabile la Critical Power nel tempo e ridurre il deterioramento delle prestazioni.
La Maratona Sub-2 Ore: Un Caso Esemplare di Resilienza?
Il recente record della maratona sub-2 ore ha riacceso il dibattito su quali siano i fattori determinanti per una prestazione di resistenza eccezionale. Mentre VO₂ max, soglia del lattato e economia dell'esercizio rimangono cruciali, è possibile che atleti di questo calibro beneficino di una straordinaria resilienza fisiologica.
Jones et al. (2021) suggeriscono che il successo di tali imprese possa dipendere non solo da valori iniziali eccezionali, ma anche dalla capacità di mantenere tali prestazioni durante tutta la durata dell'evento, dimostrando una resilienza alla fatica superiore rispetto alla media.
Conclusioni e Prospettive Future
La resilienza fisiologica rappresenta una nuova frontiera nella comprensione della performance negli sport di resistenza. La sua inclusione nei modelli fisiologici, insieme a VO₂ max, soglia del lattato ed economia dell'esercizio, permetterà di migliorare la predittività delle prestazioni e di sviluppare strategie di allenamento più mirate. È chiaro che ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere appieno i meccanismi alla base della resilienza e per identificare interventi efficaci volti a migliorare questo aspetto nelle prestazioni di resistenza.
Le prossime sfide per la comunità scientifica e per gli allenatori saranno quelle di integrare queste nuove conoscenze nella pratica quotidiana e di elaborare metodi di valutazione e allenamento che tengano conto non solo dei parametri tradizionali, ma anche della capacità di un atleta di resistere alla fatica.
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The fourth dimension: physiological resilience as an independent determinant of endurance exercise performance
(A.M. Jones, 2023)